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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa della SS.Annunziata-ragusa

Chiesa della SS.Annunziata-ragusa

Via Orfanotrofio, 91



La chiesa della SS.Annunziata si trova in Via Orfanotrofio con prospetto rivolto a mezzogiorno, leggermente sottomessa rispetto all'attuale piano stradale, adiacente alle case Arezzo e collegata con un cavalcavia a palazzo Battaglia. Inizialmente fu dedicata nel 1501 a Santa Maria di Portosalvo (quell'anno è segnato sulla maggiore delle campane del campanile).
La tradizione vuole che la chiesa sorgesse sul sito del tempio romano dedicato alla dea Diana; più sicura sembra l'informazione che in seguito la vedeva trasformata in sinagoga, costruita dagli ebrei abitanti a Ragusa che a loro volta, dopo la cacciata dei saraceni, l'avevano edificata al posto di una antica moschea. Un cronista locale alla fine del seicento descrive il ritrovamento dietro la cappella maggiore di tracce di caratteri arabi cufici. Il quartiere attorno alla chiesa era la Giudecca di cui si ha notizia sin dal 1394 nel testo di una lettera in cui la curia vescovile siracusana obbligava gli ebrei convertiti a pagare una decima alla vicina chiesa di San Nicola perchè la più antica di Ibla. Nella Sacra Visita del 1542 Monsignor Platamone la annovera tra le chiese del paese chiamandola l'Annunziazione.Andò distrutta con il terremoto del 1693, ma fu subito ricostruita.
Il prospetto fu rifatto integralmente dopo il terremoto perchè fortemente danneggiato tant'è che il barone Battaglia di Torrevecchia nel 1729 impiegava cospicue somme per ricostruirlo; nel 1801 fu ulteriormente rimaneggiato in stile neoclassico. A ricordo di ciò rimane solo la dicitura riportata sul portale: Refect iubente augustissimo rege nostro Ferdinando IV expensis montis pietatis residentis in venerabili ecclesia Ann. Dom. 1801.
Nel settecento, infatti, era stato qui istituito da cittadini caritatevoli un Monte di Pietà; non avendo grandi mezzi economici, con decreto di Ferdinando IV del 1806, veniva soppresso e i pochi fondi rimasti erano devoluti al "reclusorio per le proiette settenarie" che si stava realizzando. All'esterno presenta uno stile neoclassico a seguito di restauri effettuati all'inizio del 1800: la facciata è delimitata da lesene con capitelli compositi sovrastate da tozze guglie; al di sopra dei capitelli si restringe seguendo un profilo curvilineo e culmina con un frontone triangolare. Il portale ad arco semicircolare, con chiave decorata con rilievi, è inserito in una cornice a profili rettilinei e sormontata da un frontone triangolare; sopra il portone una finestra dalle semplici modanature. Del complesso fa parte un campanile posto nella parte retrostante e staccato dal corpo chiesa munito di due campane; sulle due campane che vi sono allocate una porta un'iscrizione e la data (1501), l'altra solamente la data (1720).
All'interno, nell'unica navata, otto cappelle con sei altari: tre a destra e due a sinistra, oltre il maggiore. Quattro degli altari sembrano risalire al 1729.
Entrando a destra nel primo altare trovavasi un secentesco quadro della Natività e un altro del '700 raffigurante Gesù con gli Apostoli, nel secondola seconda cappella presenta un altro dipinto della Natività e un primo altare in legno su cui è una Madonna dell'Itria sorretta da basiliani, segue l'altare con la Madonna e Sant'Anna bambina proveniente dalla chiesa omonima oggi dismessa. Segue nella quarta cappella di destra un altare spoglio, ma ben realizzato; fra questi ultimi due un tempo era la statua di Santo Spiridione oggi spostata nei pressi dell'altare maggiore (oltre a Santa Maria di Portosalvo, che sembra esser stata qui venerata prima dell'attuale culto, si ricorda questo Santo ogni 14 dicembre).
Nell'imponente altare maggiore, in pietra locale e gesso dipinti con sapiente uso dei colori azzurro, rosso ed oro, circondato da coppie di colonne barocche e statue, si apprezza un gruppo statuario con l'Annunciazione della Vergine e un Angelo dalle ali aperte, databile agli inizi del XVI secolo.
Da una porta laterale l'accesso alla sagrestia che conserva un quadro settecentesco raffigurante Sant'Antonio da Padova di ignoto, un altro grande Crocifisso del '500 di modesta fattura ed un quadro con Gesù e gli apostoli nell'orto. Altre cornici vuote testimoniano come un tempo il patrimonio di quadri fosse più ricco; tra questi si ricorda una Presentazione di Gesù al tempio di Matteo Battaglia del 1750 ed una Natività.
Proseguendo verso l'uscita dopo un primo altare con l'Addolorata c'è una cappella che alloggia il confessionale e sopra l'organo, forse uno dei primi di Ragusa, donazione del barone Battaglia di Torrevecchia , con sulla cantoria dipinto lo stemma della famiglia Battaglia-Giampiccolo di Cammarana; era questa la cappella di famiglia, raggiungibile anche dall'esterno attraverso un passaggio riservato che scavalca la vicina casa Arezzo.
I baroni esercitarono su di essa lo jus patronatus, fornendo la chiesa di benefici almeno sino al 1928. Sempre le armi di questa nobile famiglia (leone inalberato e cavallo rampante) sono scolpite sull'unica lapide sepolcrale in pietra pece posta al centro della chiesa e sull'architrave interno la porta d'ingresso. Segue, infine, l'ultimo altare dedicato al Crocifisso, che è affiancato da due quadretti raffiguranti l'Addolorata e San Giovanni Evangelista. Anche da questo lato la prima cappella è attualmente vuota.
Sul soffitto si possono ammirare scene mariane ma è in cattivo stato di conservazione, ben leggibile solo nella parte sovrastante l'altare maggiore. mentre sul pavimento, in prossimità dell'altare maggiore, si nota una grande lapide in pietra asfaltica scolpita, con lo stemma dei Battaglia, che copre la tomba della famiglia. Degno di menzione il campanile perchè in esso si ritrova, forse, la più antica campana di Ragusa.
L'edificio sacro è collegato mediante un ponte ad arco con il vicino palazzo Battaglia.
In sagrestia è ancora presente lo stendardo della Confraternita dei Nobili confluita nella Confraternita della Buona Morte che aveva sede in Santa Maria dello Spasimo .




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